Stabat mater
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Stabat mater
di Tiziano Scarpa
Data: 24 febbraio 2010
Presenti: Enzo, Guido, Miriam, Fabrizio, Serenella, Cristina, Anna Rita, Caterina
Titolo libro: Stabat mater
Autore: Tiziano Scarpa
Commenti:
L’opera è giudicata positivamente da Fabrizio, Serenella, Anna Rita, Enzo e Caterina.
Di parere contrario sono Cristina e, in parte, Miriam.
Caterina. L’opera si sviluppa in un dualismo di negatività (Cecilia e la morte, la
musica come passività e ripetizione, don Giulio come il garante di tale non-essere),
che viene sconfessato e poi capovolto nella parte finale, in cui la musica aiuta Cecilia a
trovare se stessa e a proiettarsi nel futuro. Dunque la musica diventa vita.
Fabrizio: alternanza di momenti bui (il dente strappato e inghiottito senza sentire
nulla; Cecilia non si sente se non in relazione agli altri: non comunica) e di luce (le
parole cielo, terra, in rapporto con la madre).
Anna Rita: trova cruento e fuori luogo l’episodio in cui Vivaldi costringe Cecilia a
sgozzare l’agnello.
Enzo nota nelle lettere la dicitura “Signora Madre”, che indica il dolore di Cecilia per
non aver conosciuto la madre ed il suo desiderio di trovarla. Interessante anche la vita
delle orfanelle nell’”Ospitale”, che le rende estranee al mondo esterno, di cui si
percepiscono i fenomeni fisici. Quando Cecilia li avverte, sente di aver conquistato il
mondo attraverso la musica. Tuttavia, la prima parte del libro è pesante e il modo di
sentire la prigionia dell’Ospitale al femminile risulta artificioso.
Cristina giudica la storia ferma, priva di evoluzione e scarna nelle indicazioni spaziali
e temporali. Esprime anche perplessità sulla figura di Vivaldi e sulla conclusione
dell’opera.
Per Miriam la musica aiuta Cecilia a scoprire e ad esprimere la sua creatività.
Apprezza il modo in cui è espressa la solitudine della protagonista, la cui incapacità di
comunicare affonda le sue radici nell’abbandono da parte della madre. Dal punto di
vista formale, giudica negativa la ripetitività di alcune espressioni.
Enzo condivide quest’ultima affermazione.
Tale ripetitività, per Miriam, dimostra l’abilità di un autore che sa come attrarre
ascoltatori diversi.
Serenella. Il libro l’ha portata a rivedere la storia di Vivaldi, protagonista maschile del
libro. E’ notevole l’analisi dell’autore, che sa immedesimarsi nella psicologia di una
bambina sola, per la quale la notte è luce, non buio: in essa ritrova se stessa. La
morale di Cecilia è il non aspettarsi nulla da nessuno, il che l’aiuta a vivere una vita
cristallizzata. La parte migliore è quella in cui la ragazza suona di notte ed esprime se
stessa, nel pudore di essere scoperta da altri.