Il ritratto di Dorian Gray
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Il ritratto di Dorian Gray
di Oscar Wilde
Data: 19 dicembre 2012
Presenti: Caterina, Serenella, Fabrizio, Maria, Ida, Enzo, Francesca, Guido, Marina
Titolo libro: Il ritratto di Dorian Gray
Autore: Oscar Wilde
Commenti:
Fabrizio apre la discussione dichiarandosi in dubbio se il libro gli sia piaciuto o no. Definisce
noiose molte pagine appesantite da un filosofeggiare ripetitivo. Vi ha notato comunque
osservazioni acute e illuminanti. per esempio questa: ogni ritratto dipinto con sentimento è il
ritratto di chi lo dipinge. Interessante quando parla della scissione tra corpo e anima,
opposizione tra un idealismo vuoto e un realismo volgare. Trova simpatiche certe teorie dal
punto di vista economico. Lo ha colpito l’affermazione che per non invecchiare occorre
ripercorrere gli attimi di follia della giovinezza. Aggiunge che alcune descrizioni sono
straordinarie, come quella della casa dell’oppio. Conclude dicendo di essere contento di aver
letto il libro.
Maria dice che, al di là di certe frasi molto belle, il libro le è risultato pesante, noioso
soprattutto quando si dilunga nella descrizione degli arredi, dei gioielli.
A Ida dispiace non aver potuto leggere il libro che è un classico molto famoso, ovviamente
non per caso.
Francesca concorda nel considerare Oscar Wilde una grande personalità. Un maestro di
saggezza anche nel dipingere il conflitto tra apparenza e sostanza. Più del libro trova
interessanti gli aforismi di Wilde. Nota che oggi, rispetto a diversi anni fa, leggere Dorian
Gray fa un effetto diverso.
Fabrizio osserva che il problema dell’invecchiamento è un tema di molta attualità: basta
osservare tutti i sistemi adottati da dive e non solo per apparire giovani, a costo di risultare a
volte innaturali come imbalsamate. Fa qualche esempio.
Caterina dice di essere stata sempre condizionata, nel leggere Dorian Gray, da quello che il
testo rappresentava nello studio a scuola. Mette comunque in evidenza l’originalità di Wilde e
il suo coraggio nel pubblicare il romanzo proprio a ridosso del processo che lo avrebbe
praticamente distrutto. Non le piace invece l’insistenza fino al parossismo sulle sensazioni, da
parte dell’Autore. Era un topos culturale proprio del suo tempo, ma non può essere piacevole
perché stanca. Oggi la colpisce il confronto tra Harry e la finta innocenza di Dorian. Non
poteva avere una morale. E’ un continuo autoinganno. II libro è lo splendido affresco di
un’epoca.
Marina ricorda D’Annunzio e l’analoga passione per le sensazioni e per gli oggetti
estremamente raffinati.
Enzo osserva che D’Annunzio restava fermo alla letterarietà. Concorda con Caterina nel suo
giudizio. Individua le fonti della poetica e in generale dell’estetica di Wilde nel romanticismo
(decadente), pragmatismo e positivismo. Tutto questo porta al cinismo. Si trovano molte
espressioni di cinismo, alcune volutamente paradossali, temperate poi a volte da frasi che in
qualche modo le riscattano. Wilde ammira e condanna la società inglese dell’epoca. Ostenta
una indifferenza patologica per la sofferenza, considera il lusso la massima espressione del
bello. Il tono della narrazione cambia quando Wilde affronta una prova per così dire poetica,
distingue anima e ragione, ma c’è anche molto cuore. Il pittore è molto buono, si esprime con
squisito lirismo. L’Autore mette se stesso nei suoi personaggi.
Marina riporta il giudizio
positivo di Anna Rita, che è stata impossibilitata a partecipare.
Anna Rita ha letto anche De Profundis, che secondo lei getta una luce molto interessante sul
testo e sulla personalità di Wilde. Ricorda anche le bellissime favole e la divertente
commedia: l’Importanza di chiamarsi Ernesto.
Serenella conclude giudicando il libro estremamente datato e pesante.