I promessi sposi
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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
Data: 24 settembre 2018
Presenti: Cristina, Fabrizio, Enzo, Caterina, Serenella, Marina, Guido
Titolo libro: I promessi sposi
Autore: Alessandro Manzoni
Commenti:
Fabrizio normalmente legge le prefazioni e le note dopo il libro. In questo caso ha letto le note di Goethe in
cui si dice che Alessandro Manzoni è uno storico egregio, avvantaggiato dalla religione cattolica. Manzoni
ha vissuto le sofferenze delle lotte rivoluzionarie. La pittura dei luoghi è quello in cui si è ritrovato. L’ha
riletto solo fino all’episodio in cui Renzo e Lucia vogliono celebrare il matrimonio di nascosto.
Enzo si chiede che cos’è il romanzo storico. Secondo lui non è ben chiaro per chi legge come lo intenda il
Manzoni. Nota alcune esagerazioni, come la descrizione delle erbe che si incontrano lungo il sentiero in un
mattino di primavera. Anche nel “risciacquare i panni in Arno” Manzoni ha un po’ esagerato introducendo
espressioni troppo strane. Comunque in questa rilettura ha notato soprattutto come sia sempre presente il
tema della misericordia.
Caterina considera Manzoni antesignano del romanzo novecentesco. (es. tecnica del romanzo nel
romanzo) I Promessi sposi è un testo di disavventure. Evidenzia i nuclei narrativi: fra’ Cristoforo, la monaca
di Monza, il cardinale Federigo Borromeo. La storia (1628 – 1630) è narrata attraverso i personaggi. Gli
eventi: tumulti di Milano, editti e personaggi storici, guerra di successione di Mantova e Monferrato nel
quadro della Guerra dei Trent’anni, invasione dei Lanzichenecchi e la peste. I personaggi, gli umili, hanno
anche il ruolo di simboli: Lucia è la fede, Agnese è la furbizia, Perpetua è la fedeltà (a Don Abbondio). C’è un
confronto tra caratteri antitetici, come Don Abbondio e l’Innominato. Molte figure minori sono delineate
vivacemente, come la famiglia del sarto e Donna Prassede. I temi principali: la natura, la religiosità, il
pentimento, la peste, flagello che cancella tutto. Manzoni critica l’aristotelismo, denigra le opinioni delle
folle, ammira e rimpiange la cultura classica.
Cristina sottolinea l’ironia del Manzoni già accennata da Caterina, e ne condivide le analisi.
Serenella dice che le è molto piaciuto rileggere il romanzo, rivisitando cose antiche scolastiche. Molto bella
la descrizione della peste.
Tutti riconoscono che si è trattato di una bella esperienza, favorita dal periodo di vacanza che ha permesso
di godere con tranquillità di un’opera troppo spesso poco apprezzata da chi è “costretto” a studiarla per la
scuola in un’età ancora non abbastanza matura per comprenderne la grandezza.
Marina osserva che è comunque meglio doverla studiare che non conoscerla affatto e si sofferma sulla
figura di Lucia, vista troppo spesso come una scialba santarellina, che invece, nella sua determinazione, si
rivela straordinariamente forte. Ricorda di aver letto di un dubbio, riguardo al sistema escogitato da Don
Rodrigo per impedire le nozze: perché tante complicazioni quando avrebbe potuto farla rapire dai bravi?
Una risposta, che forse coglie nel segno, è che Don Rodrigo voleva piegare la resistenza di Lucia,
corrompere la sua anima (e non ci riesce).