Orgoglio e pregiudizio
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Orgoglio e pregiudizio
di Jane Austen
Data: 11 gennaio 2012
Presenti: Caterina, Serenella, Guido, Marina, Cristina, Enzo, Meriam, Fabrizio, Rosa
Titolo libro: Orgoglio e pregiudizio
Autore: Jane Austen
Commenti:
Fabrizio: Libro molto buono, scritto molto
bene. A prima vista i caratteri e i comportamenti potrebbero sembrare legati a un’epoca, ma sono anche molto attuali. Tra le
sorelle Mary, secondo lui, si defila un po’ dal resto della famiglia. Lydia e Kitty, frivole e sciocche, si capiscono per quella madre
che ha come massima aspirazione quella di far fare un ricco matrimonio alle figlie e cerca in ogni modo di far emergere le proprie
figlie tra le loro amiche. Lizzy e Jane sembrano non essere travolte dalla stupidità della famiglia. Il personaggio del padre,
piuttosto scialbo, ha un’evoluzione in uno scatto di orgoglio. E’ un piacevolissimo libro “fotografico”, di lettura estremamente
facile.
Enzo si associa al giudizio di Fabrizio. Per lui il libro si legge bene, ma è un po’ noiosetto: da un tè a una passeggiata, da una
cena a un ricevimento. Si chiede se l’Autrice (allora ventiduenne) l’abbia fatto di proposito. La prima parte, per lui, è forse solo
una preparazione al colpo di scena: la dichiarazione di Darcy, che si rivela un uomo concreto, quadrato. La prima parte è un
quadro fedele della “buona” società inglese di fine ‘700, ben diversa dalla società vittoriana. Trent’anni dopo Orgoglio e
Pregiudizio è venuto il romanzo di Thakeray, la Fiera delle Vanità, la cui protagonista, Rebecca (Becky), è l’esatto opposto di
Elizabeth, una scalatrice sociale, disinibita, che rappresenta la critica a quella società descritta dalla Austen, che si era andata
esaurendo. Elizabeth è la vera protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, perché attira tutto, domina gli eventi, quando capisce di
aver malgiudicato Darcy vuol fare ammenda. Per Enzo il libro è un bell’affresco variopinto di personaggi.
Cristina, anche se non
l’ha riletto, ricorda di averlo trovato squisito, per come è scritto. L’Autrice riesce a creare, da una storia limitata, un piccolo
universo. Descritti molto bene i personaggi. Mrs. Bennett è quasi una caricatura. Darcy per lei è un personaggio positivo,
generoso e affidabile. E’ un libro molto bello, uno di quei libri che a lei piace leggere soprattutto d’estate, quando si sente più
libera e rilassata. Secondo lei Jane Austen si rispecchia, come carattere, nel personaggio di Elizabeth.
Rosa dice che il libro non le
è piaciuto molto, soprattutto per il linguaggio e l’uso del discorso indiretto. I personaggi, al di là dei protagonisti, sono un po’
troppo delle macchiette. Sono classificati, già dalle prime pagine, come Collins. Questo mondo, dove conta la vanità, l’orgoglio, le
sembra superficiale. La storia è solo quella di lui e lei e di come può cambiare la valutazione di una persona. Si aspettava di più.
Meriam. Il romanzo le è piaciuto molto per tanti motivi. Questa scrittrice ventiduenne, molto avanti per la sua epoca,
rappresenta un po’ l’inizio della “letteratura al femminile”. Certe caratteristiche del personaggio di Elizabeth l’hanno fatta
pensare a Henry James (Ritratto di Signora). Non chiamerebbe superficialità il modo con cui la Austen tratta questo suo mondo,
piuttosto “leggerezza”. I dialoghi, così serrati, per Meriam sono molto efficaci.
Caterina, dopo aver riconosciuto come proprio
limite il fatto di essere condizionata, nella lettura, come nella vita, da una specie di istinto che la porta a giudicare dalla prima
impressione, positiva o negativa, dichiara che il libro non le è piaciuto. Forse questo giudizio negativo è dovuto anche ad una
traduzione inadeguata, decisamente brutta. Evidenzia però anche note stonate nei caratteri dei personaggi: per esempio Jane,
mite, pronta a perdonare, le appare una figura “stirata”, difficilmente accettabile. Critica anche il comportamento di Elizabeth
che fa molti viaggi per dimenticare. Si chiede: dimenticare cosa? Sembra che Elizabeth colga l’occasione per divertirsi andando
nei luoghi che più l’interessano. E’ l’atteggiamento tipico di quei borghesi inglesi, amanti del divertimento e vogliosi di elevarsi.
Poi continua a tornare sul regresso. Siccome per Caterina il romanzo deve narrare l’evoluzione dei caratteri, in questo caso non
ne trova traccia, se non nella figura del padre e poi dello zio.