La sfuriata di Bet - Biblos Monterosi

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La sfuriata di Bet

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La sfuriata di Bet

di Christian Frascella
Data: 4 giugno 2012

Presenti: Serenella, Enzo, Rosa, Fabrizio, Caterina, Cristina, Anna Rita, Ida, Luisa, Meriam, Guido,
                   Marina

Titolo libro: La sfuriata di Bet

Autore: Christian Frascella

Commenti:

Inizia Fabrizio dicendo di aver letto molto rapidamente il libro, ma di non avervi trovato niente di quello che cerca in un libro: né emozioni, né risposte. La protagonista cerca risposte, ma nessuno dei “grandi” gliene da: né i genitori né i professori.

Cristina aggiunge che neanche a lei è piaciuto, perché la storia le è parsa forzata, gli spunti banali. Non le ha detto proprio niente. Si è pentita di averlo comprato. Le ha ricordato un poco “Acciaio”, che tuttavia aveva qualcosa in più.

Anna Rita dice invece che il libro l’ha colpita, perché le è sembrato importante come stimolo per la riflessione sui ragazzi di oggi. Sembra che oggi ci siano tante attenzioni per i figli, spesso c’è il ricorso agli psicologi e altro. In questo libro non è così: forse ci sono due tipi diversi di famiglie. Nota il menefreghismo della figlia. Eppure sebbene i ragazzi come lei sembrino freddi, hanno anche aspetti buoni. Però sono arrabbiati, molto arrabbiati.

Cristina contesta le generalizzazioni sui ragazzi di oggi. Nella sua esperienza non è così.

Ida osserva che nei piccoli centri c’è una realtà diversa rispetto alle grandi città, forse anche per un più accentuato controllo sociale. La maggior attenzione nasce dai timori dei genitori. Bet, secondo lei, “fa scopa” con Vittoria (del “Linguaggio segreto dei fiori”), ma in più, per Vittoria, c’è il fattore dell’adozione. Le difficoltà dei giovani d’oggi, Ida le sta vivendo di persona in questi giorni, nel suo difficile, se non impossibile, rapporto con la nipote di diciannove anni. C’è in questi giovani una difficoltà che è anche la nostra, solo che noi abbiamo una diversa educazione. In realtà noi abbiamo consentito che vivessero il mondo in un certo modo, con l’idea che il vuoto lo comano i soldi: c’è una responsabilità della nostra generazione.

Enzo chiede a Anna Rita se il libro le è piaciuto e prende spunto dalla risposta affermativa anche se non convintissima, per dichiarare di averlo trovato bellissimo. “Malgrado la mia età, dice, amo la modernità quando è gagliarda, forte, come in questo libro”. L’Autore è un uomo, e, secondo Enzo, ha voluto rappresentare non uno, ma molti caratteri femminili. La protagonista è un po’ come Don Chisciotte, come Cirano, che lottano contro figure insulse, “mollicce”. Una di queste: il Preside, un figura, per inciso eternamente condannata nei romanzi e nel cinema, tranne che nel film-scandalo degli anni 50, “I peccatori di Peyton Place”. Dice di essersi goduto, della famosa “sfuriata”, decine di affermazioni categoriche, così come le considerazioni di Bet, i suoi molti propositi: voglio essere questo, questo, quest’altro. Gli è piaciuto anche l’editoriale e i commenti on-line. Molto anche l’incontro con la ragazza musulmana. Definisce il romanzo una storia ricca di eventi, aderente alla realtà, personale e non senza contenuti morali.

Dopo questi commenti, Meriam trova difficile dire molto altro: è d’accordo con Enzo sull’aderenza del romanzo alla realtà: una ragazza così, secondo lei, in città si trova ad ogni passo. Rispecchia il fallimento dei genitori e il travaglio dell’adolescenza. Il linguaggio le sembra un po’ troppo marcato e rileva altre forzature.

Rosa è d’accordo con Meriam. Dice che a lei piacciono gli adolescenti. I suoi due figli, un maschio e una femmina, sono molto diversi: il primo bravo, educato, conformista. Ha un buon impiego e lei ne è felice, naturalmente. La seconda, invece, sempre in conflitto, molto più difficile da trattare, ma anche molto più creativa: non nasconde una certa preferenza per lei. Anche la protagonista del libro le è piaciuta, pur con tante esagerazioni. Bet è agitata da grossi sensi di colpa. In conclusione, Rosa ha letto il libro volentieri.

Per Caterina il titolo “La sfuriata” dice già cos’è il libro: un palloncino che scoppia e basta. Bet è una figura molto superficiale, senza un progetto. Niente le è piaciuto di questo libro.

Cristina aggiunge che il libro appare improvvisato, privo di spessore e di uno stile significativo.

Per Meriam tutta la storia ed anche lo stile, è funzionale a un pubblico di ragazzi. Ribadisce che una adolescente come Bet esiste.

Luisa dice di aver fatto fatica ad arrivare alla fine del libro per il linguaggio molto volgare, per lei fastidioso, forse perché non ha sperimentato questi ambienti, anche se ha avuto figli difficili.

Serenella dichiara che questo libro l’ha disturbata e messa di cattivo umore. Le sembra che l’Autore abbia scattato delle fotografie, ma senza andare a fondo di niente. Scontri madre-figlia, protesta sociale, scuola-schifezza, sembra che non ci siano speranze. Un continuo occhiolino verso un settore limitato di lettori.

Si apre una animata discussione tra tutti i presenti sul tema dei ragazzi di oggi, della scuola e della nostra società. Sembra confermato il parere di Anna Rita, per cui il valore del libro sia soprattutto quello di fare da “sasso nello stagno”.
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