Non esiste saggezza
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La lunga vita di Marianna Ucrìa
di Dacia Maraini
Data: 2 luglio 2012
Presenti: Serenella, Enzo, Rosa, Fabrizio, Caterina, Cristina, Anna Rita,
Francesca, Guido, Marina
Titolo libro: La lunga vita di Marianna Ucrìa
Autore: Dacia Maraini
Commenti:
Introduce la discussione Rosa, che dichiara che il libro le è piaciuto
molto, tanto che intende rileggerlo con calma per apprezzarlo meglio.
Soprattutto le descrizioni di ambienti, oggetti, profumi, colori e sapori
che introducono in un mondo… ricorda il Gattopardo, però a lei è
piaciuto più del Gattopardo.
Enzo osserva che questo libro è più ricco del Gattopardo. Però
quell‟abbondanza di descrizioni: merletti, profumi ecc., alla fine gli è
sembrata eccessiva. Perché il Gattopardo è più famoso? Perché è più
stringato.
Tutti quei “signoretti” che entrano in scena nel libro della Maraini,
sono troppi: non si riesce a distinguerli l'uno dall'altro. Nel libro,
comunque, c'è un intento polemico sociale. L'Autrice condanna la
società che descrive, soprattutto penalizzante nei confronti della
donna. Vi sono brani bellissimi. C'è la scena iniziale, tremenda,
dell'impiccagione del ragazzo e poi l'autodafé: si avverte che l'Autrice
vuole assolutamente far conoscere queste cose. Poi la visita alle case
dei poveri che finisce con il primo bacio a Saro. E' l'ambiente del '700
in Sicilia. Ma ricorda che leggendo un libro di Pansa, ha notato che
quest'ambiente non è molto diverso dalla situazione dei poveri nel
Monferrato alla fine dell'Ottocento, che anzi sembra peggiore.
Bello il capitolo finale con la lettera di Macaleo, un insieme di preziose
meditazioni, la proposta di matrimonio avanzata con grande finezza e
cortesia. Marianna non è convinta. Enzo si chiede come si può
intendere la chiusa, che lascia il discorso in sospeso.
Per Anna Rita Marianna continuerà a girare, perché è troppo
indipendente. Anche a lei il romanzo è piaciuto molto. Ha notato una
frase, particolarmente: “ma ci deve pur essere qualcos'altro, una
sapienza, che distolga dalle sciocche passioni dei sensi…” Le pare che
pur non volendo, la Maraini sia una femminista. Parla della sua terra,
dei profumi ecc. si sente l'amore per questa terra. Ricorda, all'inizio, il
personaggio della Mammona.
Cristina mette in evidenza la straordinaria sensibilità della
protagonista. Quando scopre la causa per cui era diventata muta, si
mette in viaggio. Riesce a capire i pensieri degli altri, anche del marito,
un mezzo selvaggio che tiene tutto nascosto. Questo libro le ha
ricordato “L'arte della gioia”, soprattutto per l'ambientazione. Le
descrizioni sono bellissime, tutto il libro per lei è bellissimo, come il
Gattopardo.
Serenella condivide l'impressione di Cristina: anche per lei il libro è
molto bello e scritto molto bene. L'abbondanza di particolari con cui è
descritto questo ambiente “barocco” è molto efficace.
Anche Caterina è d'accordo e sottolinea l'abilità dell'Autrice nel
riprodurre tutte le emozioni forti o deboli e nell'evocare esperienze.
Per lei il romanzo appartiene al genere delle saghe tipiche del '900. Il
libro le appare intessuto di sensazioni: le sono piaciute tante queste
sensazioni che vibrano in ogni pagina.
Riguardo alla fine, per Caterina l'Autrice non voleva imporre una
conclusione. Era logico che non ci fosse una conclusione: la
protagonista doveva continuare a superare le barriere e questo
rapporto alterato che ancora la tratteneva.