La madre che mi manca
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La madre che mi manca
di Joyce Carol Oates
Data: 14 marzo 2011
Presenti: Caterina, Serenella, Fabrizio, Anna Rita, Enzo, Guido, Miriam
Titolo libro: La madre che mi manca
Autore: Joyce Carol Oates
Commenti:
In apertura Serenella legge l’appunto ricevuto da Cristina che non può essere
presente oggi:
La madre che mi manca è, a mio avviso, un libro scritto molto bene, chiaro e
scorrevole, piacevole alla lettura per forma e stile. La narrazione è un po’
lenta, alle volte sembra volutamente lenta. Il motivo di tale lentezza lo si
capisce nelle ultime righe del romanzo, quando Nikki, la protagonista
principale, dice: “e fu così che finì il mio primo anno senza mia madre”. Un
lungo anno durante il quale Nikki elabora il suo lutto, ma ho avuto anche la
sensazione che oltre ad essere venuta a conoscenza di particolari importanti a
proposito della vita di sua madre, questa elaborazione sia rimasta in superficie.
Nikki ha conosciuto meglio sua madre, episodi importanti della sua vita, ma mi
sarei aspettata che il rapporto tra le due fosse scandagliato e non restasse allo
stesso punto in cui era il giorno della festa della mamma.
Nikki riscopre i vari parenti e amici di famiglia, ma l’unica cosa che trapela è
una specie di appropriazione o di semplice imitazione, degli atteggiamenti della
madre verso gli altri, che Nikki usa per non separarsi definitivamente da lei e
che la vedrebbe alla fine trasformata nella madre stessa durante il viaggio con
Strabane.
Tutto sembra concludersi con un “va bene, mamma, abbandono la mia vita
fuori dagli schemi e divento una prosecuzione di te, paziente, educata,
altruista”. Mi chiedo: la madre era una donna felice? Ciò che dicono la zia
Tabitha, Lucille Kovach e Alyce Proxmire, sembra tradire la sua facciata
esteriore, serena e contenta.
Anche Clare, che dopo aver capito ad un certo punto quanto la sua vita sia
falsa e conformista vorrebbe ribellarsi, ritorna poi, almeno così si intuisce, alla
sua famiglia. Le figlie sembrano essere state sistemate, il gatto anche,
l’assassino all’ergastolo, come avrebbe certamente voluto Gwen invece che alla
pena di morte…ogni cosa è al suo posto. Finale prevedibile e noioso.
Stavolta non ho resistito anch’io nel giudicare la trama anziché lo stile. Forse
perché lo stile prometteva qualcosa di più Baci a tutti e buona discussione!
Caterina: Dice che il libro non le è piaciuto. Descrive il tentativo della
protagonista (Nikki) di uscire dai suoi schemi. Non si è capito se la madre sia
un’antitesi di Nikki o no. Tentativi di fissare qualche cosa di valido per la sua
crescita. Il romanzo le sembra superficiale, lento e ripetitivo. Dà fastidio che i
personaggi siano indicati con nome e cognome insieme, fa l’effetto di una
spersonalizzazione.
Enzo: E’ d’accordo sia con Cristina che con Caterina. Anche lui nota che il
romanzo è lento, soprattutto all’inizio. Solo chiacchiere. Poi, però, gli è
cominciato a piacere: lo scontro con la sorella con un gioco psicologico lo ha
coinvolto nella storia. Secondo lui, comunque, il personaggio della madre
rimane da una parte misterioso; interessante la ricerca d’identificazione con la
madre da parte di Nikki.
Il finale sembra tirato via. Le due figure maschili sono un po’ strane. E’ un bel
libro e ringrazia chi lo ha proposto.
Miriam: L’autrice ha scritto un ottimo libro sulla boxe. Secondo Miriam il libro
testimonia la separazione dalla madre come una lenta elaborazione di questo
taglio del cordone ombelicale. Nikki riscopre sua madre e in questa riscoperta
riprende la sua vita, indipendente.
Anna Rita: All’inizio nel racconto dell’omicidio, era rimasta scioccata; poi,
riprendendo la lettura, ha apprezzato la scrittura, notando i punti importanti
dei rapporti familiari. Rileva la sensibilità dell’autrice nel cogliere particolari
spiccioli. In definitiva il giudizio è abbastanza positivo.
Fabrizio: Ha letto questo libro dopo un altro: “Non è un paese per vecchi”, di
Mc Carthy. All’inizio l’ha trovato lento, poi ha riportato il libro all’esperienza
personale. Secondo lui Nikki non arriva a staccarsi dalla madre, ma anzi, ci si
infila ancora di più.
Caterina non vede un percorso ricostruttivo. Rimane fine a se stesso.
Serenella lo trova un po’ pesante. Un aspetto positivo: bella la descrizione di
certe situazioni