La notte della rabbia - Biblos Monterosi

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La notte della rabbia

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La notte della rabbia

di Roberto Riccardi
Data: 13 novembre 2017

Presenti: Serenella, Fabrizio, Caterina, Anna Rita, Guido, Marina, Cristina, Edoardo e l’Autore del
                   romanzo, Roberto Riccardi

Titolo libro: La notte della rabbia

Autore: Roberto Riccardi

Commenti:

Tutti i presenti apprezzano molto la disponibilità dell’Autore che ha accolto l’invito di Fabrizio (a nome di tutti) a partecipare a questa riunione del Gruppo di lettura.

Per prima Caterina espone il suo parere sul libro. Come ha spesso dichiarato, per lei la lettura dev’essere un piacere e in questo caso è stato proprio così. Ha apprezzato la capacità dell’Autore di attrarre l’interesse del lettore e soprattutto la bellezza del “detto e non detto”, che si risolve nella battuta finale. Ha letto il romanzo molto velocemente e col piacere di leggere.

Serenella è d’accordo con Caterina; anche a lei il libro è piaciuto molto. Ha apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto del protagonista, ma anche dei personaggi minori, da un lato dei sottoposti che l’Autore tratta con simpatia e finezza psicologica, e dall’altro dei soliti arrivisti, boriosi e inaffidabili. Approfitta della presenza di Riccardi per chiedergli perché scrive e quando.

Riccardi risponde che scrive perché scrivere lo emoziona. Quanto al tempo scrive generalmente al mattino presto, prima di iniziare il lavoro, ma sarà costretto a cambiare orario per nuove esigenze di servizio. Si sofferma sul piacere della scrittura, che per lui rende la vita più ricca e più bella. Il lavoro, la famiglia, sono il quotidiano, a cui appartiene, poi c’è un’altra dimensione che si apre con la scrittura e in cui trova una fonte di sorprese e di realizzazione. Un altro dono della vita, per cui si sente riconoscente, soprattutto verso sua madre che l’ha iniziato alla letteratura.

Fabrizio riprende l’argomento già affrontato, in occasione della presentazione del libro a Monterosi, della differenza tra ‘giallo’ e ‘noir’. Leggendo il romanzo crede di aver capito meglio questa differenza, perché, mentre il giallo classico verte esclusivamente sul fatto e la sua soluzione, il ‘noir’, come in questo caso, approfondisce le diverse motivazioni, i caratteri, la psicologia dei personaggi e affronta tematiche più profonde. Dice di aver spesso pensato al sequestro Moro e agli elementi irrisolti della vicenda. Soprattutto al ruolo dei politici dell’epoca. Gli pare che il personaggio di Bergonzini rappresenti l’ipocrisia di alcuni di loro.

Riccardi sottolinea che mentre il giallo si pone la domanda: CHI? Il noir si chiede: PERCHE’? Aggiunge che all’epoca del rapimento di Moro aveva dodici anni e il fatto lo aveva molto colpito, perché suo padre aveva avuto Moro come professore quando studiava giurisprudenza e lo ricordava come una persona molto disponibile, umana e generosa. Il rapimento era diventato allora un fatto di famiglia che era seguito con grande partecipazione in casa. Sulla vicenda esprime il parere che non ci sia stata la volontà da parte di tutti di salvare Moro. Non crede nemmeno a un grande complotto da parte di potenze straniere o altro. Questo perché è abituato a vedere le cose dal basso, nella prospettiva degli interessi dei singoli. Ognuno forse avrà guardato a se stesso: un’occasione, una possibilità di carriera, tante piccole meschinità. Del resto anche le BR erano spaccate all’interno.

E’ il turno di Guido che si esprime lapidariamente definendo il libro “un romanzo pulito”.

Riccardi apprezza molto la definizione, e accenna alle discussioni con l’editore che gli avrebbe consigliato di mettere “più chiaroscuro”, senza però convincerlo.

Fabrizio interviene chiedendo qualche chiarimento sulla copertina che raffigura una 500.

Riccardi risponde che sia il titolo (che in origine aveva pensato diverso) sia la copertina sono dovuti all’editore. A lui sono piaciuti, anche perché sua madre, all’epoca descritta nel libro, aveva una 500 proprio come quella e con quella accompagnava a scuola lui e suo fratello.

Marina dice che, nonostante in genere preferisca leggere altre cose, questo libro le è piaciuto perché l’atmosfera di quegli anni che ricorda bene è resa efficacemente, così come la mentalità e il modo di esprimersi dei brigatisti. Lo svolgimento dell’azione non è affatto scontato e, soprattutto verso la fine, ha risvolti sorprendenti e per questo interessanti. Il messaggio positivo del romanzo è che ‘il male non ha colore’.

Anna Rita ha trovato difficoltà, all’inizio, perché ci sono tanti personaggi ed è difficile ricordarli tutti. Si è quindi un po’ persa, ma, andando avanti, le è piaciuto. L’ha molto colpita il ricordo di Auschwitz.

Riccardi riconosce che molti personaggi nuovi creano difficoltà, perché bisogna conoscerli un po’ tutti. Per cui le case editrici tendono a ‘serializzare’ i personaggi, cioè a produrre romanzi che abbiano sempre gli stessi personaggi principali, che i lettori imparano a conoscere e seguire con interesse.

Anche Cristina riferisce di aver avuto molta difficoltà con i personaggi, per cui ha presto abbandonato la lettura per riprenderla più avanti ma senza riuscire a superare questo scoglio. Attribuisce il fatto al periodo particolare in cui si trovava, non favorevole ad una lettura distesa. Ascoltando ora le impressioni degli altri, le rincresce di non aver proseguito nella lettura di un libro che ora le appare valido e interessante.

Riccardi è d’accordo sul fatto che molto dipenda dalla situazione che ognuno di noi vive in un certo momento. E’ un’esperienza che ha fatto lui stesso.

Edoardo dichiara di non essere un critico anche se legge molto. Ha trovato il libro bello, interessante. Trasmette, a suo parere, la conoscenza diretta dell’ambiente dei carabinieri e la condivisione dei valori caratteristici dell’Arma. Ha apprezzato anche il tema e i messaggi inclusi.

Marina chiede se la fuga del ‘cattivo’, proprio alla fine, non sia il preludio ad un seguito del romanzo.

Riccardi risponde che ci sta già pensando.

Anna Rita chiede infine a Riccardi quali sono gli Autori che hanno avuto più influenza su di lui, che lo hanno in qualche modo ispirato.

Riccardi risponde che ha letto tantissimo fin da piccolo. Tanti classici dell’800 e tanti contemporanei. Alcuni gli sono rimasti più impressi di altri. Tra questi ricorda Conrad, Kundera, Marai e tra gli italiani, Fenoglio, Malaparte e Sciascia.

La riunione, particolarmente piacevole e stimolante, ha avuto termine con un piccolo brindisi e molte felicitazioni all’Autore.
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