Che la festa cominci
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Che la festa cominci
di Niccolò Ammaniti
Data: 26 aprile 2010
Presenti: Serenella, Caterina, Fabrizio, Miriam, Annarita, Enzo, Guido
Titolo libro: Che la festa cominci
Autore: Niccolò Ammaniti
Commenti:
Serenella dichiara subito che il libro non le è piaciuto prima di tutto per l’uso
sistematico della parolaccia e l’insistenza esagerata su scene di sesso descritte
volgarmente. La storia le sembra portata su un piano paradossale per esaltare
una comicità che le è sembrata molto triste. Per lei in questo libro Ammaniti si
è autoenunciato in modo falsamente disinvolto.
Annarita, che ha apprezzato il libro, lo considera descrizione di una realtà
esistente e vissuta in chiave ironica. L’autore ha voluto esagerare, ma è la
descrizione di un ambiente giovanile sempre insoddisfatto, privo di valori.
Mancanza di valori non solo nei giovani ma anche nei non-giovani.
Fabrizio condivide pienamente l’opinione di Serenella.
Serenella aggiunge che l’unico personaggio che si salva un po’ è quello dello
scrittore indiano.
Miriam osserva che Ammaniti è un furbo, usa un linguaggio facile per mettere
insieme scene un po’ alla Tarentino, in alcuni momenti risulta divertente, ma
non veramente ironico. Dice di averlo letto volentieri perché si legge bene, l’ha
fatta riflettere soprattutto il personaggio del proprietario della villa, uno che
vuole strafare ad ogni costo.
Fabrizio nota che due precedenti libri di Ammaniti (Io non ho paura e Come
Dio comanda) sono di gran lunga migliori di questo.
Enzo si accoda ai giudizi precedenti ma rileva che il testo si può suddividere in
due parti: la prima che rappresenta la genesi della “festa”; questa parte che lo
ha stancato, come del resto tutta l’opera per la trivialità del discorso e per le
descrizioni impietose che vorrebbero essere burlesche ma sono tristi. A metà
ha avuto una bella sorpresa: la descrizione di Villa Ada, tratta forse da qualche
guida turistica, ma molto bella con notizie interessanti. Allora si è sentito
incoraggiato e ha notato che a questo punto cominciava veramente la storia
(seconda parte). C’è una trama che gravita in fondo sull’"apocalisse" provocata
dal signor Chiatti: esplosione come punizione di un mondo. Un altro particolare
che gli è piaciuto, la descrizione di quando un personaggio si bagna andando in
vespa (p.75), una sola pagina, ma carina, in uno stile accettabile.
Annarita: alla fine i due innamora tini vogliono sposarsi e lasciano la setta.
Sembra un elemento positivo.
Fabrizio. Il libro presenta, in modo paradossale, uno spaccato della società
attuale. C’è una tristezza immane. Rispetto ai primi libri non gli è piaciuto
perché non gli ha lasciato niente né in termini di conoscenza né in termini di
proposte. La scrittura gli è apparsa sciapa e sciatta.
Caterina vede nel libro un tentativo di scrivere sulla carta una certa umanità
felliniana. Sembra una copia (brutta) di qualcosa. Un libro, secondo Caterina,
deve lasciare qualcosa, un messaggio. Qui niente. Ha l’impressione che quando
la pseudo vena creativa dell’Autore cade, il discorso sfocia nel turpiloquio, non
divertente ma soltanto paradossale.
Miriam: il linguaggio è molto attuale, da film.
Fabrizio: lamenta che ci siano romanzi del genere come alternativa a una TV
deprecabile, tipo Barbara D’Urso, Isola dei famosi ecc. Non rappresentano una
vera alternativa.
Enzo si chiede se non si possano individuare nel romanzo ricordi di Petronio,
Don Chisciotte, Swift e altri.