Il linguaggio segreto dei fiori
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Il linguaggio segreto dei fiori
di Vanessa Diffenbaugh
Data: 7 maggio 2012
Presenti: Serenella, Enzo, Rosa, Fabrizio, Caterina, Cristina, Anna Rita, Ida, Luisa, Francesca,
Meriam, Guido, Marina
Titolo libro: Il linguaggio segreto dei fiori
Autore: Vanessa Diffenbaugh
Commenti:
Serenella
esordisce dicendo che il libro le è molto piaciuto, anche perché i fiori le piacciono molto e ha sempre avuto il desiderio di
conoscerne i nomi e le particolarità. Condivide l’idea che la natura ti aiuta: per la protagonista l’amore per i fiori è stata la
salvezza. Il libro è scritto molto bene; i personaggi, tranne l’assistente sociale, sono tutti positivi. La protagonista, che ha risvolti
terribili, è la più problematica.
Per Rosa, più che i fiori, quello che salva la protagonista è la bellezza. I giovani, oggi, dovrebbero
amare di più la bellezza, mentre spesso si dilettano di sporcare strade, muri con scritte ecc. Per lei i fiori non possono avere
valenze negative, perciò non è d’accordo con le classificazioni dei fiori proposte dal romanzo. Di questo apprezza i flash-back con
suspense. La protagonista è problematica, ma il lettore le si affeziona. La fine è un po’ affrettata, ma in complesso il libro le è
piaciuto.
Enzo concorda con i giudizi espressi: il romanzo è avvincente, pieno di significati. Vi sono due vite intrecciate: il passato
e il presente, un sistema bipolare, all'inizio difficile da comprendere. Vi sono due temi: uno è la lenta e complessa maturazione di
Vittoria, il secondo è il suo rapporto con i fiori, che Vittoria vive come una forma di astrologia. La trama si snoda in una collana di
colpi di scena. Conclusione non brutta (happy end), ma anch'essa sorprendente. Ricorda in certo modo l’espressione
emblematica di Rossella O’Hara: “domani è un altro giorno”, il proposito di Vittoria di dare alla figlia un “amore imperfetto e
senza radici”. Essere trovatelli, sembra dire, può anche giovare.
Meriam è d’accordo con questa valutazione dell’espressione
“senza radici”, e ricorda le parole di Gibran che avverte: i vostri figli non sono vostri.
Francesca ha trovato il libro piacevole e
bello. Secondo lei si tratta di una favola elaborata in cui la protagonista ha un doppio faccia: buona e cattiva. Ha un aspetto
magico. Magica è anche la fine, incredibile. La personalità di Vittoria e il suo rapporto con i fiori e le persone si potrebbe dire
sciamanica. In questa favola, che viene dal nulla e si sviluppa grazie alla magia, Francesca resta perplessa di fronte alla domanda
se vi sia o no un messaggio profondo.
Marina sottolinea nel libro il problema dei bambini adottati, che è spesso molto
particolare.
Anche Anna Rita segnala per esperienza diretta (ha dei nipoti adottati) la frequente problematicità del rapporto con
questi bambini, all'inizio apparentemente contenti, poi aggressivi… è spesso una storia travagliata. Il libro le è piaciuto e lo giudica
positivo, gradevole. Vi è dipinta la rabbia della protagonista: perché mi hanno abbandonato? Il desiderio di fuggire, anche i suoi
nipoti ogni tanto scappavano. Ma ognuno di noi qualche volta sente i bisogno di scappare. Vittoria cerca rifugio nella natura.
Cristina ha letto il libro tempo fa, quand'era appena uscito. Lo ricorda come un libro piacevole, ma, forse proprio per questo, le
sono rimaste impresse solo le cose essenziali. E’ più portata a ricordare dettagliatamente i libri che l’hanno “fatta soffrire”. Ha
l’impressione che questo libro metta in scena eventi e personaggi assurdi, poco reali. L’unica cosa che veramente le è piaciuta è il
modo di considerare i fiori.
Caterina ha trovato il libro facile e piacevole. L’aspetto favolistico ne abbassa il tono. La protagonista
è come una bestiolina scacciata da tutti. Caterina ha creduto di capire che amava i fiori perché non le rispondevano: il fiore è
qualcosa di vivo, che però non ti può toccare. E Vittoria aveva paura, non voleva essere toccata, aveva paura anche di se stessa.
L’amore “imperfetto e senza radici” è il modo di amare di Vittoria, l’unico possibile per lei.
A Fabrizio il libro è piaciuto. Ha
apprezzato l’originalità del tema e i due piani temporalmente distanti ma strettamente collegati, su cui si svolge l’azione. Il tema
dell’adozione è importante anche per lui. La protagonista ha paura di essere toccata, prova un senso di rigetto. Ha paura di
amare per paura di essere ferita. Il muschio rappresenta l’amore materno. Chi non ha provato l’amore dei genitori, difficilmente
può amare il figlio. Giudica il libro piacevole.
Anna Rita conferma la tesi di Fabrizio con l’esperienza dei suoi nipoti, di cui uno non
riesce a trovare una compagna perché non riesce a fidarsi.
Rosa osserva che nell'episodio in cui la protagonista lascia la figlia, lo
fa perché non si ritiene capace.
Meriam conclude che nonostante le varie teorie psicologiche possano render ragione di questi
comportamenti, ci sono tante variabili in gioco, perché ognuno è irripetibile.