Il rifugio - Biblos Monterosi

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Il rifugio

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Il rifugio

di W. Paul Young

Data: 23 giugno 2010

Presenti: Serenella, Caterina, Fabrizio, Miriam, Annarita, Enzo, Cristina, Marina

Titolo libro: Il rifugio

Autore: W. Paul Young

Commenti:

La parola ad Enzo che ha proposto la lettura del libro anticipando che conteneva una storia a sorpresa. Enzo non ha potuto rivedere il libro a causa di diverse vicissitudini, ma apre la discussione dichiarando che gli è piaciuto, per come è scritto ma soprattutto per il contenuto, in cui si affronta in modo inconsueto una tematica religiosa. Per lui anche chi non è credente può trovare spunti per affrontare la vita con serenità.

Miriam dice di aver trovato difficoltà per motivi personali a entrare in un discorso religioso. Ha notato però delle intuizioni che possono colpire anche un ateo. Soprattutto i temi dell’attesa e della responsabilità. Il dolore per la perdita della figlia trova una risposta in questo testo. E’ interessante, anche se pensa che non sia la risposta alle sue domande.

Anche Cristina dice di aver avuto difficoltà: ha iniziato la lettura ma non le è piaciuto per lo stile con cui è scritto.

Annarita ha notato intuizioni che l’hanno colpita, anche se ha avuto difficoltà nel leggere tanto che non lo ha terminato. Ha notato soprattutto il tema della subordinazione che per noi è negativo: vogliamo essere indipendenti, mentre l’Autore descrive un rapporto di subordinazione reciproca nelle Persone della Trinità che è libero e appagante.

Fabrizio leggendo ha ripensato al suo libro di filosofia del liceo dove si diceva se è Dio che ha creato l’uomo o l’uomo che ha creato Dio. Gli è tornato alla mente un fatto: una ragazza giovanissima di Caprarola morta improvvisamente. Lo aveva impressionato la serenità dei genitori.

Miriam racconta che mentre leggeva questo libro è morto Saramago. Questo scrittore in un testo su Gesù rovescia le parole di Cristo sulla croce e gli fa dire: Perdonatelo per quello che ha fatto, riferendosi a Dio.

Fabrizio definisce il libro godibilissimo a patto di prescindere da alcune cose.

Enzo osserva che gli agnostici dicono che proprio gli uomini hanno creato Dio per trovare conforto al dolore.

Fabrizio ricorda che da ragazzo quando si andava a confessare questo lo rasserenava.

Serenella dice che il libro è un po’ americano: certe immagini sono piuttosto strane, ma ha molti spunti profondi. Uno è quello dell’aspettativa, già notato da Miriam. Se tu ti aspetti qualcosa da Dio come ricompensa, c’è una specie di ricatto. L’attesa è diversa, è affidamento: stai aspettando e ti fidi che Dio ti venga incontro, non necessariamente come vuoi tu. Condivide anche quello che diceva Annarita sulla Trinità: l’amore è un insieme di relazioni: non c’è chi comanda.

Cristina dice: io non credo e invidio che crede. Purtroppo ognuno ha la sua esperienza. Nonostante abbia masticato parecchio della religione (per tanti anni ho fatto catechismo), ad un certo punto ho capito che per me non era possibile credere. Secondo me però la religione è positiva per chi riesce a credere.

Caterina: all’inizio la vicenda mi ha presa e mi aspettavo altro. La favoletta mi ha spiazzata, poi l’ho letta con fatica. E’ accettabile come favola per i bambini, ma non la reggevo. Poi ho visto altro. Ho visto che l’autore lavora sulla continuità tra vecchio e nuovo Testamento. Il Padre è rappresentato come madre più vicina al bimbo. La figura della Sapienza rappresenta l’abbassamento, la possibilità che razionalmente si può riconquistare l’inavvicinabile. Che l’intento dell’autore sia quello di scrivere una favola per bambini si capisce non solo dalla dedica, ma anche dal fatto che c’è un dialogo molto serrato, botta e risposta, che è quello che i bambini intendono meglio. Quanto all’aspetto “apologetico”, per Caterina non si può porre: per lei la fede o c’è o non c’è. Nel libro comunque ci sono molte cose positive.

Marina (che questa volta ha letto il libro), dice che effettivamente è molto “americano”, intendendo con questo anche la maggiore disponibilità degli americani, rispetto a noi europei, ad affrontare anche il discorso religioso. Gli americani sono molto più religiosi di noi in questo senso, e noi siamo molto impediti su questo argomento. Alcune cose interessanti: la rappresentazione di Gesù in jeans e non particolarmente affascinante, come anche la descrizione della premura con cui Pa offre al protagonista cibi deliziosi che prepara con le sue mani. Molto profonda è la scena in cui la Sapienza invita il protagonista a giudicare Dio e il suo comportamento. L’argomento suscita ancora qualche scambio di idee e riflessioni personali, segno che questo libro, pubblicato a spese dell’autore, e diffuso col passaparola, ha toccato dei punti sensibili.
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