Conversazione in Sicilia - Biblos Monterosi

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Conversazione in Sicilia

BIBLIOTECA > Gruppo di lettura > 2017
Conversazione in Sicilia

di Elio Vittorini

Data: 27 febbraio 2017

Presenti: Serenella, Fabrizio, Maria, Cristina, Enzo, Anna Rita e Marina

Titolo libro: Conversazione in Sicilia

Autore: Elio Vittorini

Commenti:

Serenella riferisce che Caterina è dispiaciuta di non poter essere presente. Comunque il libro, che conosce molto bene (una delle letture più frequentemente consigliate da lei ai suoi allievi, rileggendolo, le è apparso sotto una luce diversa e l’ha trovato meno bello di quanto l’avesse considerato prima. Un giudizio completo lo potrà dare personalmente.

Quanto a Serenella, dice che, mentre per la prima parte il libro le era piaciuto, arrivata metà non ha capito più niente: le ha dato noia quel continuo ripetere, martellare, delle stesse frasi. Le è piaciuta molto la figura della madre e ricorda il passo del melone e dove veniva nascosto: il bisogno di ritrovare i propri ricordi.

A Cristina è piaciuto moltissimo. Soprattutto le figure del padre, della madre e del nonno. Ricorda un passo che l’ha particolarmente colpita, quando Vittorini parla del “mondo offeso”. Anche il colloquio con il fratello Liborio al cimitero. L’epilogo poi è straordinario.

Anche ad Anna Rita il libro è piaciuto molto. Le è sembrato una lirica. Condivide però l’impressione di pesantezza di almeno una parte del libro. Ricorda il Gran Lombardo e definisce anche lei molto bella la figura della madre.

Per Maria è molto bello il dialogo con la madre. Ha trovato il libro abbastanza impegnativo. Sulle prime confessa di non aver capito nulla, poi l’ha riletto con calma e le è piaciuto.

Fabrizio aveva già letto il libro da ragazzo, ma allora non lo aveva capito. Oggi gli è piaciuto moltissimo. In questo dice di esser stato aiutato dai commenti di Canfora. Nel viaggio prende corpo un suono melodioso. L’incontro con la madre è straordinario. Questa figura è commovente. Dice di aver riletto tre o quattro volte l’ultimo capitolo. L’uomo a cui lava i piedi non si sa poi chi è: il lettore è libero di interpretare. L’Autore, secondo Fabrizio, si allontana in punta di piedi.

Cristina osserva che il romanzo, per il tema trattato, è anche breve. E’ ambientato in Sicilia, ma avrebbe potuto esserlo anche altrove: è universale. Quando il protagonista arriva, c’è un che di inquietante, perché dopo tanti anni, tutto è come se si fossero lasciati il giorno prima.

Enzo definisce il libro bello, interessante, valido. E’ una storia forte, incisiva con una svariata tavolozza di colori, che gli ricorda Guttuso. Gli è piaciuto moltissimo. La base del racconto è per lui, prima della conversazione, il viaggio. Il motivo del viaggio, per Enzo, è non solo ritrovare il suo paese, sua madre, ma anche forse uscire da una apatia che si prolunga nonostante la varietà degli incontri e conferisce alla narrazione un’atmosfera distaccata, quasi onirica. La vera aspirazione si rivela lentamente, e consiste in una “ricerca dell’uomo” che non si esaurisce nei singoli casi ma si estende a tutta l’umanità. Nelle varie tappe del viaggio tutti gli incontri (il “Grande Lombardo”, l’arrotino, “l’uomo coi baffi” e “l’uomo senza baffi”) rispecchiano le varie forme che il dolore e la fame assumono negli umani. La madre è una personalità monumentale. Con lei, dura ma di gran cuore, Silvestro ha una conversazione lunga e vera che lo porta a conoscere l’umanità più misera e dolente e a trarne insegnamento.
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