Gli occhiali d'oro - Biblos Monterosi

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Gli occhiali d'oro

BIBLIOTECA > Gruppo di lettura > 2016
Gli occhiali d’oro

di Giorgio Bassani

Data: 23 maggio 2016

Presenti: Fabrizio, Anna Rita, Enzo, Serenella, Francesca, Marina

Titolo libro: Gli occhiali d'oro

Autore: Giorgio Bassani

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Non potendo essere presente, Caterina ha delegato Serenella a riferire al gruppo le sue opinioni sul romanzo: lo aveva letto parecchio tempo fa e ricorda che allora le piacque molto. Rileggendolo sembra le sia piaciuto di meno. Il libro in ogni caso si legge benissimo e per lei è apprezzabile anche per la delicatezza con cui l’Autore tratta l’argomento dell’omosessualità del protagonista. Alcuni passi destano commozione.

Serenella prosegue dichiarando che si tratta di un bel romanzo, scritto benissimo. Il farmacista appare vittima di una società ipocrita e del ragazzo spregiudicato che approfitta di lui. Anche lei nota che il tono dell’Autore è molto misurato. In definitiva le è piaciuto.

Fabrizio esordisce comunicando il pensiero di Maria (oggi assente) sul romanzo di Bassani: Maria nota che l’argomento di cui tratta era tabù negli anni ’20, mentre oggi se ne parla apertamente. Le è piaciuta la solidarietà che il narratore sente nei confronti del vecchio dottor Fatigati; lo sente vicino perché anche lui è discriminato, in quanto ebreo. Molto toccante, secondo Maria, è la fine del dottor Fatigati, deluso dal comportamento di Deliliers che gioca con i suoi sentimenti per poi derubarlo. Il libro le è piaciuto anche perché ambientato in una regione a lei familiare, che l’Autore descrive vividamente.

Da parte sua Fabrizio definisce questo libro un gioiellino. In effetti paragonato agli altri libri di Bassani che ha letto, questo gli è piaciuto più di tutti. Molto riuscita la caratterizzazione delle famiglie medio borghesi. La descrizione di Riccione, che Fabrizio conosce molto bene, è perfetta e attuale, nonostante i cambiamenti dovuti al passare del tempo. Anche Anna Rita ha apprezzato l’ambientazione e la scrittura. Il garbo dell’Autore nel trattare un argomento abbastanza scabroso è piaciuto anche lei. Dice però che il romanzo non l’ha particolarmente colpita. Le ha lasciato un’impressione di tristezza. L’atteggiamento del romanziere verso i suoi personaggi le è parso tiepido.

Enzo si riproponeva di meditare di più sul romanzo che ha letto in prima battuta. Di solito procede in questo modo. Per diverse vicende però, questa volta non ha potuto farlo. Riferisce in ogni caso che questo romanzo, in confronto con Il giardino dei Finzi Contini, più ampio e corposo, gli ha dato l’impressione di qualcosa di incompleto. Dei tre elementi che lo caratterizzano: l’uomo (Fatigati), l’omosessualità e la città di Ferrara, nessuno è davvero privilegiato, centrale, anche se si sente che amava molto la sua città, descritta con affetto nei particolari, piena di sensazioni e anche di misteri, forse anche più bella di Bologna. La conclusione, drammatica, gli ha ricordato il finale della Cavalleria rusticana.

Francesca dice che l’Autore scrive benissimo. Il suo stile è raffinato, pittorico. Al di là di questo però il romanzo non le dice niente, le sembra una brutta copia dei Finzi Contini. L’Autore non affronta il problema di una società così, descrive senza scandalizzarsi, senza partecipare. E’ un bell’acquerello descrittivo, non di più.

Marina riferisce infine il giudizio di Cristina, rammaricata di non aver potuto partecipare alla riunione. Romanzo raffinato, dice Cristina, che descrive con delicatezza il disagio del sentirsi ‘non conformi’ alle aspettative dei propri contemporanei… L’ha spinta a rileggere Il giardino dei Finzi Contini, dove riappare fugacemente il dottor Fatigati, con lo stesso narratore in veste anche di protagonista di parallela vicenda discriminante tale quella razziale. Quadro di un’epoca… stile di un’epoca… perfettamente descritti.
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