A sangue freddo - L’analfabeta che sapeva contare
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A sangue freddo
di Truman Capote
L’analfabeta che sapeva contare
di Jonas Jonasson
Data: 17 settembre 2014
Presenti: Caterina, Maria, Enzo, Fabrizio, Anna Rita, Guido,
Marina
Titolo libro: A sangue freddo
Autore: Truman Capote
Titolo libro: L'analfabeta che sapeva contare
Autore: Jonas Jonasson
Commenti:
Enzo dice che il libro è “troppo tirato per le lunghe”, ci sono troppi personaggi laterali. Per essere un giallo,
poi, gli assassini sono già scontati. E’ solo un’analisi dei caratteri di Dick e Perry. Giudici e avvocati
sembrano esitare. Intrigante e attraente è il sangue freddo, non solo degli assassini, ma anche degli altri
personaggi. Sembra che l’Autore voglia quasi invitare alla comprensione. Fredda è anche la descrizione
dell’esecuzione. Unico momento di pietà è riservato alla memoria della piccola Nancy Clutter.
L’opera, di considerevole mole e pregio letterario, può appassionare i lettori più volenterosi e anche far loro
considerare lo sforzo quasi disumano compiuto da Capote nello scriverla (“mi ha scarnificato – è il
commento dell’Autore – fino al midollo delle ossa”).
Fabrizio osserva che il libro vuole dimostrare che uno scrittore può raccontare senza esprimere alcun tipo di
opinione, e questo gli piace.
Al contrario Anna Rita dice che a lei questo non piace: è uno stile giornalistico, non letterario. A lei piace
partecipazione da parte dell’autore e più sentimento. Sensazioni ci sono in abbondanza (descrizione del
massacro, ad esempio), ma nessun sentimento.
Maria ricorda che Capote è stato sul posto ed è diventato amico dei due. E’ lui il giornalista presente al
processo.
Anna Rita aggiunge che il romanzo è impressionante come ricostruzione che ti prende, ma a lei non piace.
Maria invece dice che le è piaciuto nella sua crudeltà.
Fabrizio ricorda che solo nell’ultima pagina c’è l’accenno al cielo azzurro, al vento e al grano… la tensione
che accompagnava tutta la lettura al termine si allenta. Capote descrive un fatto vero: aveva tutta la
documentazione, e man mano che scriveva andava a intervistare i due assassini.
Caterina dichiara che secondo lei il romanzo è la narrazione nuda e cruda della violenza efferata dell’America
degli anni Cinquanta. La gente tranquilla era a favore della pena di morte. Indicazione punitiva ma, tutto
sommato, comprensibile esigenza di giustizia di fronte all’uccisione di gente innocente. Ritiene il libro un po’
lungo, ma le è piaciuto.
Anche Serenella, che non ha potuto partecipare perché in viaggio, è dello stesso
parere.
Riguardo al secondo libro scelto : L’analfabeta che sapeva contare, i pareri sono abbastanza diversi:
Fabrizio dice subito che questo genere surreale non gli piace.
Caterina dice di essere incuriosita all’inizio, ma poi ha avuto difficoltà a seguire tanti nomi e vicende in una
storia in cui non è credibile nulla.
Enzo lo ha trovato un romanzo gradevolissimo, sotto ogni aspetto, di scrittura agevole; una trama che
mantiene sempre desto l’interesse del lettore, consigliabile per i sofferenti di malumore.
Di parere analogo ha riferito di essere Serenella.